Monumento ai caduti di Como

Monumento ai caduti Comol Monumento ai caduti di Como è un’imponente torre, alta 30 metri, aperta da grandi finestroni e completamente rivestita di pietra di Aurisina e Reppen. All’interno, sopra al basamento, vi è un monolito in granito d’Alzo dal peso di 40 tonnellate rivestito di diorite d’Anzola, con incisi i nomi dei 650 caduti comaschi della prima guerra mondiale. Scendendo la scala circolare si raggiunge il piano inferiore dove in uno spazio ruotato di 90° vi è un altare; qui all’interno del basamento vi era il sacrario.

Sulla facciata a lago è scolpita la frase:

“STANOTTE SI DORME A TRIESTE O IN PARADISO CON GLI EROI”.

10 ottobre 1916 – Antonio Sant’Elia

Sul retro invece:

“CON LE PIETRE DEL CARSO LA CITTÀ ESALTA LA GLORIA DEI SUOI FIGLI”.

Sorge ai giardini pubblici, in riva al lago, di fianco al Tempio Voltiano e nelle vicinanze dello Stadio Giuseppe Sinigaglia. Il monumento eseguito è ispirato da uno schizzo a matite colorate ed acquarello dipinto nel 1914 dal futurista Antonio Sant’Elia, uno dei più illustri caduti comaschi della Grande Guerra appunto ricordati dal monumento. Il progetto ipotetico del Sant’Elia intendeva una centrale idroelettrica. All’inizio vi fu un primo progetto vincitore dell’apposito concorso (I grado 1925, II grado 1926) disegnato dall’architetto Federico Frigerio, ma fu però respinto dalle autorità [Al concorso aveva partecipato anche Terragni (per la prima volta con Lingeri) con una proposta che oscilla tra richiami classici e trattamento cubico delle masse. Interessante anche la soluzione urbanistica ricucendo il nuovo fabbricato del monumento innestato sullo spigolo della torre accanto al Broletto. cfr. Antonino Saggio, Giuseppe Terragni Vita e Opere, Roma-Bari Editori Laterza, 2011 (1995), pp. 10-11]. Nel frattempo si fa strada l’ipotesi di costruire il monumento in una localizzazione del lungolago e viene chiesto a Terragni di redigere una proposta. Il progetto presentato da Terragni prevedeva un’impostazione di due lastre verticali traforate e parallele che racchiudevano nell’intercapedine lo spazio celebrativo. In visita a Como irrompe nel dibattito sul monumento anche il fondatore del movimento futurista Marinetti che propone di realizzare (invece del progetto di Terragni) una trasposizione fattibile del disegno di centrale elettrica (ovvero una Torre faro) del Sant’Elia, ribadito come martire della guerra, comasco e architetto caposcuola del movimento futurista. Nonostante la critica di Persico circa la destinazione a monumento del progetto di una centrale elettrica, il noto pittore futurista Enrico Prampolini nel 1930 si prende l’incarico di tramutare il disegno di Sant’Elia in un’opera architettonica e di seguito si cominciano le costruzioni sotto la direzione dell’ingegnere Attilio Terragni, fratello di Giuseppe. Presto si rivela però l’insufficienza del progetto a causa della mancanza di elaborati tecnici. Quindi a cantiere aperto è chiamato Terragni a intervenire. Costretto dagli eventi ad abbandonare la propria proposta, porta a compimento il disegno redatto da Prampolini eliminando le decorazioni retoriche, rifinendo la sagoma dei grandi blocchi, inserendo alla sommità due lanterne (non realizzate) e progettando la cripta e il sacello. Quindi di Giuseppe Terragni sono le decisioni architettoniche, la scelta dei materiali e lo studio degli interni. Il monumento, completamente ultimato, viene inaugurato il 4 novembre 1933 e dedicato a tutti i caduti in particolare al Sant’Elia, autore dei disegni da cui il Terragni prese spunto per costruire il futuristico monumento. Le grandi dimensioni del monumento lo rendono visibile anche a distanza trasformandolo in una grande attrazione turistica della città.

Bibliografia

  • Antonino Saggio, Giuseppe Terragni Vita e Opere, Roma-Bari Editori Laterza, 1995, fig. 39.

Fonte

Il concorso per la realizzazione del Monumento ai Caduti in Como era stato bandito nel 1926 a Como. Luigi Cavadini, in Architettura razionalista nel territorio Comasco (2014) afferma: ” La città di Como aveva indetto nel 1926 un concorso per la realizzazione del monumento ai caduti. Il progetto di I grado di Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri risulta alla pari con quello di Mario Asnago e Claudio Vender che prevalgono in quello di II grado, senza che si giunga alla realizzazione. Nel 1930, in occasione della visita del duce alla Triennale di Monza, il podestà si impegna ad assegnare l’incarico agli architetti comaschi presenti a Monza (Cereghini, Giussani, Lingeri, Mantero, Terragni) con “l’arredamento nella sartoria moderna”. Giunge quindi inattesa e sgradita a tutti la scelta-imposizione del podestà (suggerita da Marinetti, intervenuto all’inaugurazione della mostra commemorativa di Sant’Elia allestita al Broletto di Como nel 1930) di realizzare come monumento uno schizzo del 1914 di ‘torre-faro’ per una presunta ‘centrale elettrica’ di Sant’Elia, il grande architetto futurista comasco. Enrico Prampolini, rappresentante del gruppo futurista, riceve l’incarico “per la traduzione su disegni in scala maggiore, per l’interpretazione della pianta e per il preventivo di massima per il fabbisogno dei marmi’; il suo lavoro si ferma lì” (Cavadini, 52-53). Nel 1930 quindi, è proprio di Filippo Tommaso Marinetti, l’idea di onorare l’immagine del giovane architetto Antonio Sant’Elia, scomparso in guerra nel 1916, proponendo la ricostruzione del Monumento ai Caduti tramite l’elaborazione di uno Schizzo per centrale elettrica dello stesso Sant’Elia: al pittore Prampolini è affidato l’incarico di trascrivere lo schizzo in progetto. La sua elaborazione, secondo Giuseppe Terragni (affezionato alla sua soluzione proposta nel concorso del 1926), risulta deformata e non onorevole nei confronti del giovane architetto (Zevi, 60). L’idea di Marinetti non aveva soltanto mosso la critica di Terragni, ma anche di altri personaggi, quali ad esempio Edoardo Persico che affermava: ” Non è, infatti, concepibile che un disegno di Sant’Elia per una centrale elettrica, un grattacielo, una stazione d’aeroplani, un hanger e così via, possa servire indifferentemente ad un ricordo per i caduti (Persico, 1930)”, in quanto la proposta avanzata da Marinetti e messa a punto da Prampolini sembrava sovvertire lo spirito originario del progetto di Sant’Elia (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 359). “Ad Attilio Terragni viene affidata la direzione dei lavori di costruzione e, una volta defilatosi Prampolini, anche la ‘responsabilità artistica del progetto’, per il quale è coadiuvato dal fratello Giuseppe. Giuseppe Terragni, inoltre, ottiene l’incarico per ‘la sistemazione dell’interno del Sacello e della Cripta e la sistemazione delle adiacenze esterne’ (Cavadini, 53-54). Terragni propone così soluzioni alternative, ma solo quando l’opera sarà realizzata nelle fondazioni in cemento armato, riceverà l’incarico di portarla a termine, ideando il sacello dei Caduti, la cripta e i passaggi interni (Marcianò, 62), mentre per la parte esterna si atterrà al concetto di “non aggiungere o completare con interpretazioni realizzando invece tutto quanto fosse esattamente definibile e decifrabile dallo schizzo di Sant’Elia (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 360). L’idea di Terragni, in collaborazione con il fratello Attilio, si basa sull’intenzione di non toccare esternamente l’opera di Sant’Elia e di concentrasi sulla composizione e l’articolazione degli spazi interni. Anche Ada Francesca Marcianò, nella sua pubblicazione, sottolinea come l’attenzione da parte di Terragni, oltre ad onorare il giovane architetto Sant’Elia e quindi puntare su una rappresentazione simbolica che eleva il monumento stesso, si focalizzi sull’organizzazione degli spazi, in una struttura in cemento armato con propria autonoma vitalità (Marcianò, 93). Inoltre, come ricordato da Novati e Pezzola “Il contesto” nel quale si inserisce il Monumento “è ben diverso da quello del Monumento ai Caduti del 1926 nel centro cittadino. Siamo infatti nella città dello sport, un’area che Terragni conosce benissimo avendoci costruito alcuni anni prima il Novocomum. Se con il Novocomum aveva sperimentato la vista sopraelevata verso la massima profondità prospettica del lago, Terragni ha ben presente il potenziale respiro urbano che offre il tema progettuale. Costruisce una figura che evoca il ricordo di una rampa di lancio missilistica, ma che nel grande basamento contiene una cripta e conferisce a tutto l’insieme una notevole forza monumentale” (Novati, Pezzola, 148). La struttura del Monumento, costituita da una torre bi-frontale, è realizzata in cemento armato rivestita con possenti blocchi di pietra del Carso (a memoria del luogo dove si era combattuta la guerra), e poggia su un basamento rialzato rispetto al piano della strada, raggiungibile percorrendo la scalinata frontale. Una volta percorsa la scala si raggiungono gli ingressi, dai quali si accede al Sacrario, oppure tramite la scala esterna simmetrica si può raggiungere il lago. Per le scale esterne Terragni aveva scelto come sasso il granito di Montorfano, mentre per gli speroni laterali la pietra calcare di Reppen. “Alla compattezza formale degli esterni, Terragni contrappone l’articolazione degli interni – il sacello ai caduti, la cripta, i passaggi, oltre alle scale e all’ascensore – contraddistinta dallo stesso purismo geometrico dei suoi progetti di tombe” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 362; Coppa, 43) e dimostra “una piena capacità espressiva, elaborando una mobilità degli spazi che preannuncia il Danteum del 1938, una fra le sue ipotesi architettoniche più affascinanti” (Cavadini, 55). Sulla superficie esterna del Monumento alto 33 metri, è possibile leggere due importanti iscrizioni, così come riportato da Ciucci: “Due iscrizioni sull’esterno completavano l’opera, verso Como, sopra l’ingresso si legge: “LA CITTÀ ESALTA CON LE PIETRE DEL CARSO LA GLORIA DEI SUOI FIGLI 1915 1918”. Verso il lago, vi sono le ultime parole, forse apocrife ma pur sempre commoventi (alcuni dicono scritte da Marinetti), di Sant’Elia: “QUESTA NOTTE DORMIREMO A TRIESTE O IN PARADISO FRA GLI EROI” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 363). All’interno del Monumento due scale ovoidali, poste rispettivamente in corrispondenza dei due elementi della torre, conducono alle terrazze sulla sommità. All’interno, al centro del Monumento, un monolite di granito nero di Alzo, rivestito di diorite, riporta i nomi dei 750 Caduti. Sempre Novati e Pezzola scrivono: “La pianta della cripta bi-absidata è un elemento che sembra preso a prestito dal livello archeologico della città storica e traslato in questa nuova parte urbana. Come se Terragni volesse conferire a questo nuovo oggetto il carattere di un’astronave pronta a decollare per ‘un’odissea spaziale’ e insieme offrirle un ancoraggio a terra: la sua città. Tutti i monumenti ideati da Terragni sono percorribili: anche in questo caso dalla zona della cripta si sale in un percorso ascensionale fino alla terrazza belvedere, dove si sintetizza il rapporto del monumento con l’intorno, tra il lago e la convalle” (Novati, Pezzola, 148-149).
Il monumento venne ultimato dopo tre anni di lavoro e inaugurato il 4 novembre 1933.

Scritto redatto sulla base di:

  • CAVADINI, Luigi, Architettura Razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, 2004
  • CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
  • COPPA, Alessandra, TERRAGNI, Attilio per l’Archivio Terragni; fotografie di ROSSELLI Paolo, Giuseppe Terragni, Pero: 24 ore cultura, 2013 (pubblicato anche in inglese con lo stesso titolo)
  • FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
  • MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
  • NOVATI, Alberto, PEZZOLA, Aurelio, Il mutevole permanere dell’antico: Giuseppe Terragni e gli architetti del Razionalismo Comasco, con testi di TORRICELLI Angelo et al., cura dei testi e bibliografia MONTORFANO Giancarlo, prefazione di PONTIGGIA Elena, Boves: Araba Fenice, 2012
  • NOVATI Alberto, PEZZOLA Aurelio, Como 1920-1940: paesaggi della città razionalista: Giuseppe Terragni e i razionalisti
  • ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980

Geo-localizzazione

Fonte

Nel 1926 a Como venne indetto un concorso per la realizzazione di un monumento dedicato ai caduti della prima guerra mondiale. Vengono presentati due progetti dagli architetti Terragni Lingeri e Asnago Vender ma la costruzione non viene realizzata. Nel 1930, in occasione della visita del duce alla triennale di Monza il podestà da incarico agli architetti comaschi Cereghini, Giussani, Lingeri, Mantero, Terragni  di realizzare uno schizzo del 1914, nato per una centrale elettrica,  dell’architetto futurista Sant’Elia. La direzione dei lavori viene affidata a Giuseppe Terragni che si impegna a rispettare al massimo lo schizzo originale di Sant’Elia senza aggiungere nulla. Nel definire i disegni costruttivi di dettaglio, Terragni effettua un’opera di pulizia rispetto agli elementi decorativi previsti dall’architetto Prampolini, primo incaricato di tradurre in scala i disegni originali di Sant’Elia. Nella relazione conclusiva del 16 giugno 1934 l’architetto Terragni dichiara di aver rettificato in misura sensibile il primitivo progetto… nel quale non era indicata neppure una misura. Dall’ipotesi “futurista” di partenza si giunse perciò ad un’opera che Giuseppe Terragni valutava come “ormai dichiaratamente razionalista. Il monumento che possiamo ammirare oggi è una torre di 33 metri di altezza al cui interno si trova in sacrario con incisi i nomi dei 650 caduti comaschi della prima guerra mondiale. Il monumento reca incise due frasi. Sulla facciata frontale la frase recita “La città esalta con le pietre del Carso la gloria dei suoi figli 1915-1918” mentre sulla facciata a lago troviamo scritto “Stanotte si dorme a Trieste o in paradiso con gli eroi”.

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Costruito nel 1933 dai fratelli Giuseppe e Attilio Terragni su disegno dell’architetto futurista Antonio Sant’Elia, imponente ed austero, stupisce all’interno per la semplicità delle forme.Il “Sacello” custodisce un grande monolito in granito bianco sul quale sono incisi i nomi dei 750 caduti comaschi durante la Prima Guerra Mondiale.Il visitatore dopo aver salito i 140 gradini che dalla cripta conducono all’ultima terrazza, può godere di un impareggiabile panorama sulla città, da 33 metri d’altezza.

QUANDO
Ogni domenica dal mese di maggio al mese di ottobre 2018.

DOVE & COME
Punto di ritrovo:  Monumento ai Caduti, viale Puecher .
Ingresso:
nei mesi di maggio, giugno, settembre, ottobre 2018: dalle ore 15.00 alle ore 18.00
(nel caso di svolgimento di partita di calcio di Campionato apertura dalle ore 9.00 alle 12.00)
nei mesi di luglio e agosto 2018: dalle ore 16.00 alle ore 19.00
L’accesso è consentito a max 15 persone per turno.
Non occorre prenotare.

TARIFFE
Biglietto unico euro 4,00 – under 6 gratis.
I biglietti si possono acquistare direttamente al Monumento e/o presso gli Info-Point comunali.

APERTURE SPECIALI
I gruppi, le scuole e le associazioni possono fruire di aperture speciali infra-settimanali (dal lunedì al venerdì mattina) rivolgendo specifica richiesta all’Ufficio Turismo, in piazza Medaglie d’Oro 1, tel.031.252518/28 [email protected]

AVVERTENZE
La visita all’interno del Monumento ai Caduti può presentare difficoltà per le persone con problemi di deambulazione e di claustrofobia. I visitatori sono pregati di attenersi alle indicazioni fornite dall’operatore e dai cartelli collocati nel Sacrario. Si raccomanda di non abbandonare il percorso segnalato. In caso di temporale e vento forte, a giudizio insindacabile dell’operatore, può essere preclusa l’uscita sull’ultima terrazza del Sacrario.

IN COLLABORAZIONE CON
C-lake today
Associazione Nazionale Arma di Cavalleria, Sezione di Como, per l’azione di presidio, custodia e vigilanza del Sacrario, durante l’apertura al pubblico.

INFO
Ufficio Turismo tel.031.252518/28 (fino a venerdì mattina)  [email protected]
Info-Point di fianco al Duomo, piazza Duomo,via Pretorio, tel. 031.304137  anche sabato e domenica
Info-Point Stazione FS tel. 342.0076403 anche sabato e domenica

Fonte

Nel 1930, in occasione della visita del Duce alla triennale di Monza, Filippo Tommaso Marinetti propone di risolvere l’ormai annosa questione del monumento ai Caduti per Como realizzando uno schizzo del 1914, nato per una centrale elettrica, dell’architetto futurista Antonio Sant’Elia. Giuseppe Terragni da una parte affezionato al proprio progetto elaborato per il concorso del 1926, e dall’altra convinto dell’impossibilità di realizzare una “fedele interpretazione delle linee architettoniche santeliane” e una conseguente pessima memoria del giovane futurista scomparso proprio in guerra nel 1916; si rifiuta di realizzare l’opera così come indicato. Poi però, quando l’opera è già eseguita nelle strutture in cemento armato, riceve l’incarico di portarla a termine, ideando il sacello dei Caduti, la cripta e i passaggi interni. Nella relazione conclusiva del 16 giugno 1934 lo stesso Terragni dichiara di aver rettificato il primitivo progetto e dall’ipotesi “futurista” di partenza si giunse perciò ad un’opera “ormai dichiaratamente razionalista e purista”. Il monumento che possiamo ammirare oggi è una torre di 33 metri di altezza al cui interno si trova un sacrario con incisi i nomi dei 650 caduti comaschi della prima guerra mondiale. Il monumento reca incise due frasi. Sulla facciata frontale la frase recita “La città esalta con le pietre del Carso la gloria dei suoi figli 1915-1918” mentre sulla facciata a lago troviamo scritto “Stanotte si dorme a Trieste o in paradiso con gli eroi”.

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Torre faro

Descrizione

Autore: Sant’Elia Antonio (attr.) (1888/ 1916), esecutore

Cronologia: post 1914

Tipologiadisegno

Materia e tecnica: matita nera su carta; matita rossa su carta; matita blu su carta; matita gialla su carta; acquerello verde su carta

Misure: 162 mm. x 298 mm.

Notizie storico-critiche: Si tratta della torre a due corpi congiunti in basso e in alto che venne chiamata “Torre faro” con esplicita allusione al coronamento dell’edificio, che sembra appunto una lanterna. In questi termini il disegno venne presentato da Escodamè alla mostra dedicata a Sant’Elia al Broletto di Como nel 1930. Fu in quell’occasione commemorativa che questa tavola venne scelta da F.T. Marinetti quale modello per un Monumento ai Caduti da erigersi a Como. In corso di realizzazione, dopo un primo intervento di Prampolini, il monumento fu affidato a Giuseppe Terragni, che apportando notevoli modifiche, lo costruì negli anni 1930-33.

CollezioneRaccolte d’arte della Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi

Collocazione

Como (CO), Musei Civici. Palazzo Volpi

Compilatore: Novara, L. (2002)

Funzionario responsabile: Casati, Letizia

Ultima modifica scheda: 08/01/2018

Fonte