Il molochiese Angelo Cosmano, il maresciallo più decorato d’Italia. 80 anni dal suo ricordo

Angelo Cosmano nacque da Giuseppe e da Nicotera Caterina, semplici contadini, il 1° marzo 1878 a Molochio (RC). Nel 1899, appena ventunenne, fu chiamato alle armi presso il 44° Rgt. Fanteria, e nel mese di ottobre dello stesso anno, partì volontario per l’Eritrea, in Africa Orientale, dove venne incorporato nella 1° Compagnia Cacciatori del Corpo delle Truppe Coloniali. Ivi rimase per lunghi anni prestando servizio di presso vari reparti e in breve tempo raggiunse il grado di Maresciallo.

Durante la sua permanenza in Africa Orientale prese parte alla guerra Italo-Turca, distinguendosi in alcune azioni di guerra. Per il suo eroico comportamento nel soccorrere, in pieno combattimento a Zanzur, senza armi e munizionamento con sprezzo del pericolo ed incurante della propria vita, un sottufficiale ed alcuni soldati gravemente feriti, fu decorato della medaglia d’argento al valor militare. Rimasto in Africa fino al 1912, rientrò in Italia nel luglio di quell’anno, dove gli fu assegnato il comando della terza sezione mitraglieri.

Quando, il 24 maggio 1915, fu dichiarata guerra all’Austria, il M.llo Angelo Cosmano fu inviato, insieme al suo comando al fronte, dove attraversò l’Isonzo e prese posizione davanti a Plava. Nel successivo mese di settembre fu ferito sul Monte Kuk e per le prove di capacità gli fu conferita un’altra medaglia d’argento, che fu tramutata nella promozione a Maresciallo Maggiore per meriti di guerra.

Maresciallo Cosmano Angelo ricevuto dal Rè e dalla Regina
Maresciallo Cosmano Angelo ricevuto dal Rè e dalla Regina

L’ardimento ed il coraggio, con cui svolse il suo dovere di soldato, gli valsero anche la più alta delle decorazioni: la medaglia d’oro al valor militare in vita, meritata nel 1916, sul fronte del Trentino, durante la tremenda offensiva austriaca. Egli doveva difendere con le sue due mitragliatrici dalla cima del Monte Lemerle il passaggio sottostante. Poche le truppe nei pressi, appena una compagnia, solo 14 i serventi delle mitragliatrici. Il nemico, vicinissimo e numeroso, pronto a lanciarsi all’attacco.

 

La mattina del 10 giugno cominciò l’infernale fuoco d’artiglieria nemica. Una delle due mitragliatrici fu subito resa inservibile. Accortosi che il nemico cercava di aggirare la posizione, il Maresciallo Cosmano affrontò i ripetuti assalti prima con l’unica mitragliatrice rimastagli e poi con la sola pistola. Premuto sempre più da vicino mantenne saldo il suo posto manovrando l’arma e schierando tutti i soldati di cui disponeva armati di moschetto e pistola. Invitato ripetutamente ad arrendersi, continuò a combattere col suo manipolo e costrinse il nemico a ripiegare.

Il Maresciallo Cosmano Angelo
Il Maresciallo Cosmano Angelo con il Re a Cittanova (RC)

La battaglia durò cinque ore. Il nemico esausto, rientrò nei suoi nascondigli. Il giorno dopo il nemico rinnovò gli attacchi. La strage si ripetè. “Diccà non si passa”, (Da qui non si passa), pensò fremendo l’eroe e lo scrisse su un masso. Gli austriaci, sbigottiti si rintanarono. Due giorni dopo arrivarono i rinforzi e i nostri presero la controffensiva, ributtando il nemico.

Il 23 giugno 1916, il Maresciallo Cosmano, al quale fu dovuta principalmente la vittoria ebbe, sul campo, la medaglia d’oro con la seguente motivazione:

“Comandante di una mezza sezione di mitragliatrici seppe col solo suo fuoco, arrestare ingenti forze nemiche che lo accerchiavano. Per cinque ore, con un manipolo di valorosi, fronteggiò la situazione contro il nemico soverchiante, compiendo prodigi di eroismo e di destrezza, mostrando sprezzo della morte e tenacia insuperabile. Monte Lemerle, 10 giugno 1916”.

Nel mese di giugno del 1919 il Maresciallo fu trasferito al 20° Rgt. Fanteria di Reggio Calabria. Rimasto soldato fino all’ultimo, il 24 novembre 1940, morì mentre prestava ancora servizio attivo.

A questa figura splendida di soldato, che da semplice contadino, è riuscito a diventare un eroe, esempio per le generazioni successive, è stato intitolato un rione della città di Reggio Calabria, una via e la Scuola Elementare nel suo paese natio. All’interno della scuola è anche stato eretto un busto in gesso, recante l’iscrizione “Diccà non si passa”, celebre frase, che il Maresciallo scolpì su una pietra dopo la battaglia di Monte Lemerle.

Materiale gentilmente concesso dalla nipote Teresa 

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